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UX e sviluppo in team: la prima linea del debugging 🧑‍💻

UX e sviluppo in team: la prima linea del debugging 🧑‍💻

29 giugno 2025·Sandro Lain
Sandro Lain

Header animato vaporwave per l’articolo: UX e sviluppo in team

Il codice non basta (e non è mai bastato) 🤷‍♂️

Chiunque abbia mai messo mano a un progetto di gruppo sa che il vero test di maturità non è scrivere codice che compila, ma scrivere codice che parla anche agli altri. Eppure, spesso ci dimentichiamo che il software non vive solo tra le parentesi graffe: vive anche nelle interfacce, nei messaggi, nei silenzi (imbarazzanti) di una schermata vuota.

La domanda che mi sono posto tempo fa è: basta il codice a rendere il software interpretabile e validabile da chi lo eredita? Spoiler: no. E non basta nemmeno che funzioni. Serve che il software comunichi.

UX: la voce silenziosa del software 🗣️

Una buona User Experience è come un collega che ti avvisa quando stai per fare una sciocchezza, ma senza giudicarti. Se l’interfaccia tace, o peggio, ti confonde, il rischio è di non capire mai se il software sta funzionando davvero… o se sta solo facendo finta.

Un’UX ben progettata è la prima linea di difesa contro i bug: ti dice subito se qualcosa non va, ti suggerisce dove guardare e, a volte, ti consola pure. Una UX scadente, invece, è come un collega che risponde sempre “boh”.

Messaggi d’errore: la differenza tra panico e soluzione 🚨

Un errore generico è come un “problema tecnico, riprova più tardi” detto da un call center: non aiuta nessuno. Se invece il messaggio è chiaro, contestuale e magari pure un po’ empatico, il debugging diventa quasi piacevole (ok, forse sto esagerando). L’assenza di messaggi, invece, è il vero incubo: non sai se il software è rotto o se sei tu a non aver capito nulla.

Schermate bianche: il silenzio non è mai d’oro 🕳️

Una lista vuota senza spiegazioni, una pagina che non carica nulla, un bottone che non fa nulla… sono tutti segnali di una UX che ha deciso di prendersi una pausa caffè proprio quando serviva. Meglio un messaggio onesto (“Non ci sono dati, ma almeno il software ha controllato!”) che il vuoto cosmico.

Azioni negate (senza spiegazione) e permessi ballerini 🔒

Se un’azione non è disponibile, dillo! E magari spiega anche il perché. Niente frustra più di un bottone disabilitato senza motivo. E se lasci che l’utente provi azioni che non può completare, preparati a raccogliere feedback poco entusiasti… e a dover spiegare ai colleghi perché i permessi non funzionano.

Attese infinite e feedback mancanti ⏳

Se il software sta lavorando, fallo sapere. Un indicatore di caricamento, una barra di avanzamento, anche solo un “Sto pensando…”: tutto è meglio del nulla. Perché se non so se devo aspettare o posso andare avanti, rischio di rompere tutto (e di arrabbiarmi pure).

UX come strumento di debugging (e di pace interiore) 🧘

Una UX chiara è il miglior alleato del debugging: ti dice subito dove guardare, ti aiuta a capire se il problema è tuo, del software o del cosmo. È come avere i log… ma per gli umani. E, diciamocelo, spesso è la differenza tra una giornata produttiva e una passata a fissare lo schermo sperando in un segno divino.

Conclusione: la UX è un atto di gentilezza (anche per chi sviluppa) 🤝

Alla fine, progettare una buona UX non è solo una questione di estetica o di “piacere all’utente”. È un atto di rispetto verso chi userà (e svilupperà) il software dopo di noi. Perché il codice passa, ma le interfacce restano… e i bug pure. Quindi, la prossima volta che pensi “tanto lo capiranno”, chiediti: e se fossi tu, tra sei mesi, a doverci mettere mano?

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